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Chichén Itza, uno dei siti archeologici Maya più belli

02 ottobre 2023

7 Min di lettura

Chichen Itza
Articolo di Monica Nicolini, Consulente per viaggiare CartOrange

Il mistero che circonda la civiltà Maya è senza alcun dubbio trasmesso da uno dei siti archeologici più belli e ben conservati dell’intero Yucatàn: Chichén Itza, Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO dal 1988 e considerato una delle sette meraviglie del mondo. Un luogo magico che racconta davvero molto della famosa cultura precolombiana. Durante il tuo viaggio in questa parte del mondo non puoi assolutamente perderti questa unica e spettacolare esperienza! 

Dove si trova Chichén Itza?

Le rovine di Chichén Itza sono situate nella meravigliosa penisola dello Yucatàn, a metà strada tra la caotica e mondana città di Cancun e la molto più tradizionale e ricca di charme coloniale città di Mérida. Il parco archeologico sorge in un punto strategico tanto è vero che, partendo da entrambe le città, è possibile visitare Chichén Itza in giornata.

Il significato letterale del suo nome è “alla bocca del pozzo degli Itza”. E infatti sono stati proprio gli Itza, un gruppo etnico che godeva di una posizione economica e politica di enorme prestigio nell’ambito della civiltà Maya, a fondare la città. L’eccellente posizione e la facilità con cui si raggiunge non sono naturalmente le ragioni principali per le quali questa antichissima città Maya è visitata durante tutto l’arco dell’anno da una miriade di turisti: il suo successo è prima di tutto da attribuire al fatto che queste rovine sono una chiara e importante testimonianza della straordinaria cultura del famoso popolo precolombiano. Oggi Chichèn Itza è una delle mete obbligatorie per tutti gli amanti di viaggi. 

Cosa vedere a Chichén Itza? 

Ma cosa c’è da vedere a Chichén Itza? Contrariamente ad altre città dell’antico popolo Maya, Chichén Itza non è stata mai abbandonata, anzi pare che anche i conquistatori spagnoli l’abbiano abitata rendendola una importante colonia. Certo è che le sue origini sono ancora molto oscure. Sembra che la città sia stata costruita in due epoche differenti, così come le fondamenta del centro cittadino sembrano essere state delocalizzate fra una all’altra epoca.

È stato il sovrano tolteco Quetzalcòatl, noto come Kukulkan, ad aver avviato la rinascita della cultura Maya rivitalizzando quella che noi oggi conosciamo come Chichén Itza. Certo è che i Maya hanno considerato per centinaia di anni questo fazzoletto di terra il loro centro artistico, culturale e spirituale, nonché un cavalcavia commerciale e sociale di grande importanza.

Nei primi anni del secolo scorso ci sono stati alcuni importanti ritrovamenti che hanno portato, nel 1924, all’apertura del primo cantiere di scavi grazie al quale è tornata alla luce l’intera area. Fin dall’inizio gli archeologi impegnati nelle ricerche e nei lavori di restauro si sono dati come obiettivo categorico di ricostruire nel modo più autentico possibile l’antica città-stato così da trasmettere una visione molto chiara ai futuri visitatori e da mettere l’intero sito al servizio del turismo.

Durante la visita osserva attentamente l’architettura degli edifici che fondono elementi della cultura sia Maya che Tolteca (tribù del Centro Messico) fino al simbolo più emblematico: la famosissima piramide Kukulkan. Fatti stupire dal campo dell’antico gioco de la Pelota (il più grande di tutto il Messico) e dal suo incredibile eco; impressionati davanti al muro dei teschi; ammira il Tempio di Venere e dei Guerrieri; immergiti nell’immensità della piattaforma delle mille colonne e dello spazio commerciale del Grande Mercato; vai a scoprire il bellissimo Osservatorio con la sua scala di pietra a spirale; infine ammira l’Ossario e il Cenote. Poi, per concludere degnamente una giornata memorabile, goditi l’ineguagliabile spettacolo delle luci: un’emozione impagabile! Un tour eccezionale che ti consentirà una immersione totale nell’atmosfera di un mondo unico e ancora oggi pieno di misteri e magia!
 

Piramide di Kukulkan - El Castillo

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piramide kukulkan

La piramide di Kukulkan, nominata anche El Castillo, è senza dubbio il monumento simbolo del sito archeologico ma anche, nell’immaginario collettivo, di tutta l’architettura Maya. La costruzione, alta 25 metri, è stata realizzata intorno all’800, in autentico stile classico. Il fascino della struttura, a parte le dimensioni e la bellezza, è dato dal mistero che la circonda: pare che nasconda una profonda simbologia cosmica e religiosa.

Secondo gli studi fatti nell’arco di numerosi anni, le 9 piattaforme che la compongono possono essere intese come i nove regni dei morti; su ogni lato, la divisione in 18 grandi terrazze potrebbe rispecchiare i diciotto mesi del calendario Maya; i 91 scalini di ognuno dei quattro lati con l’aggiunta della piattaforma finale sommati tra loro danno il risultato straordinario di 365 come il numero dei giorni dell’anno solare; i 52 pannelli scolpiti in rilevo sulle facciate della piramide raffigurano il calendario dell’antico popolo perfettamente diviso in cicli di 52 anni.

Ai piedi della scalinata montano la guardia due teste di serpente piumato, simbolo del dio Kukulkan, il più venerato di tutta Chichén Itza. Il momento più emozionante per visitare la piramide è nei giorni vicini agli equinozi autunnale e primaverile (22 e 23 settembre oppure 21 e 22 marzo, tra le ore 12:00 e 17:00). Per una magia di luci e di ombre, le teste di serpente scolpite sulle estremità del muro della scalinata nord si fondono con la bordatura del muro, trasformandosi nel corpo di un aspide attorcigliato che striscia sulla piramide. Una scoperta entusiasmante, una prova evidente del livello avanzato della conoscenza astronomica nella cultura precolombiana. 

Ossario - Tempio dell'Alto sacerdote 

Una piramide di nove blocchi con scalinate centrali: ecco il Tempio dell’Alto Sacerdote. Le scale per la salita sono ricche di intarsi scolpiti a forma di serpenti. Dal pavimento del piano superiore si può scendere nella tomba sacrificale dove sono state rinvenute pietre preziose e oggetti di culto. Ancora una volta l’enigma del popolo Maya è celato in questa struttura: l’edificio è perfettamente posizionato per scandire il tempo dell’importante periodo della stagione delle piogge. Si pensa infatti che potesse servire per programmare il tempo delle semine connesse con l’agricoltura di fondamentale importanza per la sopravvivenza dell’intera società. Un vero registro del tempo che scorre, una sorta di orologio delle stagioni: attraverso la presa d’aria che sovrasta la cima della piramide, riflettendo perfettamente la luce solare sul pavimento sottostante (nominato la “Roccia Madre”, dove sono stati rinvenuti anche alcuni oggetti usati per i riti propiziatori), si evinceva il cambiamento. E’ un ulteriore esempio degli studi astronomici decisamente avanzati del popolo precolombiano. 

Cenote Ik Kil - Sacro Cenote Blu

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Cenote Ik Kil - Sacro Cenote Blu

In direzione nord, lungo la strada sacra di Chichèn Itza, si arriva allo stupefacente Cenote Ik Kil, chiamato anche il Cenote Blu. I cenote sono bacini naturali sotterranei, dalle acque limpide e dolci, presenti su tutto il territorio messicano. Il Cenote Ik Kil è uno tra i più belli di tutta la regione: un pozzo naturale a cielo aperto formato dal crollo di alcune caverne sotterranee.

La sua forma è perfettamente circolare con un diametro di 56 metri e una profondità di 45. Un luogo considerato sacro dall’antico popolo dove l’acqua è sempre color turchese grazie alle alghe microscopiche che vi abitano. Il luogo incantato è circondato magicamente dalla verdissima foresta tropicale che ne esalta la straordinaria bellezza. Il primo ad esplorare il cenote è stato l’americano Thompson: durante le sue perlustrazioni ha trovato diversi reperti di giada, oro e ceramica, oltre ad alcuni resti di ossa umane. Le reliquie gli hanno fatto subito pensare a doni sacrificali, ipotesi che ha trovato conferma durante le successive spedizioni archeologiche. Dopo numerose immersioni subacquee sono venuti alla luce altri oggetti che hanno confermato come il Cenote Ik Kil sia stato un luogo sacro di preghiera e di rilevante importanza per il popolo Maya. Oggi la visita del cenote è un’esperienza da non perdere: ben servito dai mezzi pubblici, offre servizi di bar e ristorante e una sala spogliatoio attrezzata per chi ha voglia di provare la straordinaria emozione di immergersi nelle sue limpide acque blu ricche di storia!

El Caracol

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el caracol

Sulla strada antica, nella parte  sud della città, si trova El Caracol (l’Osservatorio). Il nome di questa straordinaria struttura significa “la casa della lumaca”, proprio per la sua particolare forma. Costruita in autentico stile classico dello Yucatan del Nord, l’edificio centrale con la torre a cupola è posto su una grande piattaforma che ricorda immediatamente e senza alcun dubbio un osservatorio astronomico dei tempi moderni; e in effetti anche allora era utilizzato per questo scopo.

Le pietre sono posate ordinatamente una sull’altra, tutti gli ambienti sono stati progettati con volte ad arco, le pareti sono principalmente dipinte con le maschere del Dio Chac. Una scala a chiocciola conduce ad una camera all’interno della cupola. Nella cupola sono state aperte esattamente sui tre punti cardinali le tre uniche finestre che sono state studiate per consentire la perfetta visione delle costellazioni. Un vero capolavoro di ingegneria astronomica e scientifica: qui gli antichi scienziati del popolo Maya osservavano il cielo e le costellazioni, seguendone il cambiamento per scoprire i solstizi e gli equinozi, ammiravano le eclissi, osservavano il sole e calcolavano il ciclo lunare, studiavano le orbite terrestri e quelle dei pianeti, ragionavano sul tempo e sullo spazio e scrivevano così il primo calendario dell’epoca moderna. Non a caso sono stati proprio i Maya ad approfondire, più di ogni altro popolo antico, la misurazione dello scorrere del tempo che per loro è sempre stata una vera ossessione!
 

La Iglesia

Una scoperta sensazionale quella de La Iglesia, La Chiesa, durante i lavori di scavo per riportare alla luce la città di Chichén Itza. I suoi reperti, nonostante fossero ricoperti di una folta vegetazione tropicale, hanno rivelato un edificio quasi intatto e ben conservato, una sorpresa strabiliante per gli archeologi! La struttura presenta un piccolo, unico ambiente rettangolare, ricco di incisioni e decorazioni. Lungo il perimetro della cappella si possono ammirare motivi scolpiti che somigliano a serpenti attorcigliati, grandi nasi intagliati e maschere ricavate con la tecnica del mosaico; sui quattro lati i bassorilievi a forma di trono danno l’impressione di reggere l’intero edificio; nelle nicchie gli intarsi possono ricordare figure di animali: una lumaca, un armadillo, una tartaruga, un granchio; il lato della chiesa è decorato da mosaici di pietra finemente lavorati, un vero capolavoro artistico nello stile classico meridionale dello Yucatan, la regione del Puuc.

Poco distante da La Iglesia ecco l’Edificio de las Monjas (il Tempio delle Monache), parzialmente distrutto. È il luogo che più di tutti ha scatenato la fantasia dei conquistatori spagnoli che hanno immaginato che questo fosse il luogo dei riti sacrificali delle giovani vergini.

Tempio dei Guerrieri

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tempio guerrieri

Uno degli esempi più belli dell’architettura Maya e Tolteca è il Tempio dei Guerrieri. Sulla piazza principale, sulla sinistra, si trova l’imponente struttura progettata con larghi gradoni. Un’unione non consueta della piramide e del porticato crea un edificio veramente eccezionale sia dal punto di vista artistico che concettuale.

Le mura portanti e le numerose colonne che lo circondano sono decorate a bassorilievi di guerrieri e di aquile che divorano cuori umani. Un’ampia scala porta in cima alla piattaforma che cela la statua nominata Chac Mool (l’ingresso non è consentito!), probabilmente un luogo usato per i sacrifici. Il nome del Dio della Pioggia, Chac Mool, non è di origine Maya, ma in realtà deriva dal nome dell’archeologo francese Augusts Le Plongeon il quale, nel 1875, ha scoperto la prima scultura del genere a Chichén Itza. Di fronte alle mura dell’ingresso del tempio sono poste due colonne tolteche con serpenti scolpiti nella pietra con evidenti segni astronomici sulle loro teste.

Dall’alto delle mura i nasi incurvati del Dio della Pioggia spiano ancora oggi i turisti! Nelle vicinanze del Tempio dei Guerrieri si erge il Complesso delle Mille Colonne (Las Mil Columnas). Anche se le colonne non sono proprio mille, l'edificio dimostra, ancora una volta, l’abilità architettonica del popolo Maya. Infatti, l’utilizzo delle numerose colonne e la loro perfetta posizione non ha simili in tutte le costruzioni dell’America Centrale del periodo, un progetto decisamente grandioso! Poco più a sud si trova una grande piattaforma con un porticato, El Mercado: un edificio quasi certamente utilizzato per il commercio e la vita sociale della città, ma è difficile capire se questo luogo potesse avere questo unico scopo. 

Akab Dzib

L’Akab Dzib (La Casa dell’Epigrafe Nera o della scrittura misteriosa), è parte integrante della serie di strutture che appartengono al complesso meridionale. Una costruzione la cui forma ricorda quella di un palazzo dall’architettura prodigiosa e tra le più antiche di questa parte di Chichén Itza. Lunga 50 metri, larga 15 e alta 6, ha una facciata di sette grandi porte rivolte ad occidente, quattro ad oriente e una grande scalinata che conduce al tetto. L’interno presenta numerose stanze, un indizio per gli studiosi che ipotizzano l’appartenenza della casa ad un sultano.

Tzompantli, piattaforma dei teschi

Ritornando verso il piazzale principale, dietro la piramide El Castillo, sul lato rivolto ad oriente della lunga parete della Corte del Pallone si trova il Tozompantli, il Muro dei Teschi: si tratta di una piattaforma a forma di T, decorata con bassorilievi chiaramente raffiguranti teschi umani, espressione artistica e macabra della fase tolteca. Sculture di crani, aquile che si cibano di cuori umani, scheletri di soldati armati sono tra i principali soggetti del Tozompantli. Il macabro muro è quasi certamente il principale monumento che testimonia la presenza costante a Chichèn Itza dei riti religiosi e propiziatori e dei sacrifici umani.

Corte della Pelota - Tatchili

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corte pelota

Sulla sinistra della piramide El Castillo si arriva alla Corte della Pelota (del Pallone), un campo da gioco rettangolare lungo 168 metri e largo 36. Al centro della corte si trovano due anelli in pietra decorati con l’immancabile serpente, posti ad un’altezza di 7 metri: il rudimentale pallone, durante le fasi di gioco, probabilmente doveva passare attraverso questi anelli.

I rilievi scolpiti proprio al di sotto testimoniano il sanguinoso rituale che avveniva alla fine degli incontri: nei bassorilievi è ben visibile la sagoma del vincitore acclamato dagli altri giocatori che esibisce in una mano la testa del perdente e nell’altra impugna un coltello, l’arma usata per il rituale mentre dal collo del malcapitato spuntano aspidi a simboleggiarne il sangue. Un gioco macabro ma dal profondo spirito sacro per il popolo Maya: il gioco della palla può essere interpretato come rito di fertilità collegato al sacrificio umano, dove il campo rappresenta sia il luogo di prolificità che quello del passaggio al regno dei morti.

Attraverso i bassorilievi si possono ipotizzare  l’abbigliamento e le regole del gioco: i giocatori indossavano a protezione di fianchi, petto e testa oggetti di legno; la palla, di differente grandezza (ma con un diametro massimo di 50 cm, come gli anelli del campo), poteva essere fatta di caucciù a copertura di un piccolo nucleo rigido (alcuni studiosi hanno ipotizzato un teschio umano); durante le fasi di gioco ogni squadra restava nel proprio campo e la palla doveva essere mantenuta in aria e poteva essere colpita con diverse parti del corpo; il punto si otteneva quando la palla riusciva a passare attraverso gli anelli posti a metà campo. Dalle testimonianze finora ritrovate non si può evincere che tutte le partite terminassero con il sacrificio umano e chi (uno dei vincitori o uno degli sconfitti) fosse eventualmente la vittima. Ma è l’acustica del campo da gioco che stupisce sempre i visitatori: è infatti possibile udire con eccezionale chiarezza il suono della voce da un estremo all’altro del rettangolo, provare per credere! 

Quanto tempo ci vuole per visitare Chichén Itza?

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chichen itza

Quanto tempo ci vuole per visitare Chichén Itza? Calcola circa tre ore per il giro turistico dell’intera area archeologica, se decidi di fare il tour in autonomia. Le visite guidate sono invece un po’ più lunghe: circa quattro ore, ma certamente di faranno scoprire molti particolari inediti dell’antica città, senza annoiare mai! 

Chichén Itza è un capolavoro di mistero, magia, bellezza, sapienza architettonica, cultura scientifica; è un vero emblema del popolo Maya, un luogo unico al mondo. Visitare questa città-stato, tra le più importanti e belle dell’America precolombiana, è senza dubbio una delle esperienze più incredibili che potrai fare durante il tuo viaggio nello Yucatan, un tour che lascerà  per sempre ricordi indelebili nel tuo cuore e nella tua mente!
 

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