Cammino degli 88 templi in Giappone
25 marzo 2025
7 Min di lettura

Articolo di Claudia Saredi, Consulente per viaggiare CartOrange
Lo Shikoku è una delle isole maggiori che compongono il Giappone, tra il Pacifico ed il Mare Interno: raggiungibile in volo da Tokyo o in treno da Osaka, è una zona poco visitata ma estremamente suggestiva, tra intensa spiritualità e natura lussureggiante, castelli antichi e ponti di liane, templi arroccati e villaggi tradizionali.
L’isola, la cui capitale è Tokushima, è indissolubilmente legata al Pellegrinaggio degli 88 Templi, intrapreso fin dai tempi antichi da numerosi pellegrini alla ricerca della perfezione spirituale.
Pellegrinaggio di Shikoku: storia e significato
Il Cammino dello Shikoku è il più celebre dei pellegrinaggi del Giappone: lungo un percorso circolare di più di 1200 km si susseguono 88 templi, dislocati nelle quattro prefetture dell’isola, in un itinerario che intreccia storia, natura, religione e spiritualità. Moltissime sono le persone che lo percorrono ogni anno, nella sua interezza o per alcuni tratti, fin dal periodo Edo (1603 - 1868); in tempi moderni il pellegrinaggio si è trasformato anche in un itinerario culturale, analogamente a quello che accade in Europa con i Cammini di Santiago.
Il cammino è legato alla figura di Kobo Daishi, detto anche Kukai, fondatore del buddhismo shingon: il monaco nacque proprio nei pressi dello Zentsū-ji, il tempio numero 75 del percorso, e dopo aver studiato in Cina tornò in Giappone introducendo nel Paese del Sol Levante il buddismo esoterico, diffuso poi grazie ai monaci del Koya San. La figura di Kobo Daishi è importantissima non solo per la religione e la spiritualità giapponesi, ma anche per la cultura nipponica: è celebre infatti anche per aver contribuito al benessere della società e del popolo, costruendo ad esempio la prima scuola per bambini non aristocratici ed inventando, secondo una leggenda, l’alfabeto kana giapponese che ancora oggi viene utilizzato.
Si racconta che nell’VIII secolo Kukai percorse l’itinerario, fondando alcuni dei templi e vivendo come asceta in alcuni di essi: sebbene non ci siano evidenze storiche che egli abbia effettivamente percorso l’intero circuito, i pellegrini lo compiono convinti di seguire le sue orme e di essere da lui accompagnati, tanto che gli ideogrammi che tradizionalmente vengono impressi sugli oggetti utilizzati dai pellegrini recitano “due persone che condividono lo stesso viaggio”. Il percorso sacro degli 88 templi si conclude in realtà in quello che è considerato il tempio 89, sul Monte Koya, il mausoleo di Kobo Daishi.
Secondo la leggenda il primo a percorrere il pellegrinaggio fu Emon Saburo, un ricco signore dello Shikoku, che si rifiutò di fare l’elemosina ad un mendicante, rompendone addirittura la ciotola. Poichè seguirono anni di sciagure, Emon capì che il mendicante era Kukai e decise di cercarlo per chiedergli perdono: percorse molte volte il perimetro dell’isola, finché lo trovò ed ottenne in punto di morte il suo perdono, ottenendo di rinascere in una famiglia ricca per fare del bene ed edificare templi sull’isola.
Le tappe più famose del cammino di Shikoku
Il cammino dello Shikoku è circolare, seguendo il concetto buddhista del complimento dei cicli vitali: non esiste un itinerario preciso da seguire e neppure un senso di percorrenza prestabilito, ma tradizionalmente la prima (ed ultima) tappa è il tempio Ryozen-ji, denominato il tempio numero 1 per mere comodità logistiche.
Gli 88 templi si dividono in quattro gruppi che coincidono con le quattro prefetture e con le quattro tappe della formazione spirituale:
- dal numero 1 al numero 23 rappresentano il risveglio dell’anima,
- dal 24 al 39 la preparazione ascetica,
- dal 40 al 65 il raggiungimento dell'illuminazione e
- dal 65 fino all’88 il Nirvana. Hanno nomi difficili da memorizzare se non si ha familiarità con il giapponese, ma sono tutti numerati.

Il tempio numero 1 si chiama Ryozen-ji e si trova nella città di Naruto, a circa 30 minuti dalla stazione di Tokushima: fondato nellVIII secolo, è tradizionalmente il primo tempio sul percorso del pellegrinaggio. Si tratta di un bellissimo complesso, con incantevoli giardini e un cancello di legno all’entrata, sempre affollato di pellegrini vestiti di bianco: un luogo intriso di grande spiritualità anche per chi non intraprende l'intero percorso.
L’ultimo tempio, invece, si chiama Ōkubo - ji: è il numero 88 e si raggiunge con una ripidissima salita: in realtà i pellegrini devono per completare il cerchio ritornare al numero 1, a simboleggiare la ricerca dell’illuminazione come un cerchio infinito.
Chi desidera percorrere solo una parte del pellegrinaggio spesso sceglie la zona di Matsuyama, dove si trovano i templi dal 46 al 53, in modo da visitarne il più possibile in breve tempo: qui si trovano anche antiche sorgenti termali.
I templi giapponesi lungo il percorso
Gli 88 templi del cammino dello Shikoku sono strutturati secondo la tradizione asiatica, ovvero non sono degli edifici come li si intende in occidente, ma piuttosto complessi di luoghi sacri. Ogni tempio ha una zona di abluzione, la torre campanaria e due altari, di cui uno sempre consacrato a Kobo Daishi.
I templi del cammino dello Shikoku sono tutti differenti tra loro, a seconda del luogo in cui sorgono: troviamo templi tra le risaie e lungo le scogliere, ma anche nelle aree urbane o arroccati sulle montagne, in perfetta armonia con l’ambiente circostante. Ognuno dei templi è legato a Kobo Daishi, per ragioni storiche o leggendarie.
Tutti i templi del percorso sono buddisti, ma durante il tragitto ci sono naturalmente anche dei santuari scintoisti; ci sono inoltre altri 20 templi chiamati Bangai, che non si trovano sul percorso “ufficiale” ma sono comunque tradizionalmente associati al pellegrinaggio.
Tra i templi più importanti che si incontrano lungo il percorso spicca anzitutto il numero 21, il Tairyū-ji, raggiungibile anche con la più lunga funivia del Giappone orientale: dalla sommità si gode di un panorama davvero mozzafiato.
Il Tempio 23, Yakuō-ji, ha invece una curiosa particolarità: è legato alle tradizionali credenze sulla cattiva fortuna, per cui donne e uomini hanno due scalinate distinte per accedere al tempio, di 33 e 42 gradini rispettivamente, che indicano gli anni sfortunati secondo i quali non si devono affrontare scelte di vita importanti o compiere pellegrinaggi.
Tra i più suggestivi c’è sicuramente il tempio 45, Iwaya-ji: sorge abbarbicato su pendici rocciose e il sentiero per accedere è ricco di statue antiche che donano un’aura mistica che invita alla contemplazione. Dal punto di vista religioso invece è importantissimo il tempio 51, Ishite-ji, legato alla leggenda della rinascita di Emon Saburo con una pietra recante un messaggio di Kobo Daishi stretta nella mano.
La spiritualità del cammino: le tradizioni ed i rituali

I pellegrini che percorrono il Cammino dello Shikoku a piedi sono detti Ohenro ed hanno un codice di abbigliamento ben definito: indossano tradizionalmente una casacca bianca, l’Hakui, che può avere una lunghezza variabile ma è sempre di colore candido, a simboleggiare la purezza e l’innocenza, e reca la scritta in ideogrammi “Cammina con me” e dei caratteri in sanscrito. Altro accessorio tipico è il cappello di paglia conico detto Sugegasa, che ripara sia dal sole che dalla pioggia, e una stola colorata che simboleggia la veste di Buddha, chiamata Wagesa.
Un elemento del corredo del pellegrino che però non può mancare è il bastone: si chiama Kongo tsue, ha intagliata la scritta “due pellegrini” perchè è considerata la personificazione di Kobo Daishi, poichè è proprio il monaco a sorreggere il pellegrino. Proprio per questo il bastone va conservato con molta cura e va sempre pulito e tenuto accanto durante la notte. Sulla sommità è attaccato un piccolo sonaglio che va suonato dopo aver recitato i mantra nella visita al tempio.
Durante la visita al tempio i pellegrini compiono una serie di gesti che ripetono schemi legati a tradizioni religiose millenarie, ben conosciuti ai fedeli dello Shikoku ma meno noti agli stranieri. Fondamentale è quindi conoscere le tradizioni, in modo da comportarsi in queste aree in modo corretto e non incorrere in atteggiamenti che potrebbero risultare offensivi.
- Ci si reca anzitutto nella zona di abluzione, attingendo l’acqua sacra con una sorta di mestolo in legno, l’Hishaku, lavandosi prima le mani e quindi sciacquandosi la bocca portando l’acqua con la mano destra.
- Il pellegrino procede poi verso la torre campanaria e suona la campana con una corda di paglia; quando il suono si è dissolto può entrare nell’area di preghiera, detta Handen, dove accendere un incenso o una candela e depositare una moneta ed un foglietto nella cassetta delle offerte, su cui si indica il nome del pellegrino, la provenienza ed il motivo della preghiera.
- Il foglietto, chiamato Osamefuda, ha una colorazione diversa a seconda del numero di pellegrinaggi compiuti nella vita.
- Si passa poi alla recitazione dei mantra, che si concludono battendo le mani due volte, e si ripete lo stesso rituale davanti all’altare dedicato a Kobo Daishi. Il pellegrino si dirige quindi all’ufficio timbri, dove un monaco calligrafo attesterà la visita del tempio su un apposito libretto, il Nokyocho, scrivendo l’ideogramma corrispondente al tempio con un unico tratto: una vera e propria opera d’arte.
Capita spesso che gli abitanti dello Shikoku o chi sta compiendo il pellegrinaggio con altri mezzi faccia un piccolo dono agli Ohenro, in cambio di una preghiera: questo regalo è detto Osettai ed è assolutamente obbligatorio accettarlo con gioia, ringraziando con un Osamefuda. Per queste persone l’henro è infatti un tramite, un simbolo di spiritualità, e tramite l’osettai è come se partecipassero al suo pellegrinaggio, sostenendolo nel suo viaggio.
Quanto dura il cammino degli 88 templi?
L’intero percorso del pellegrinaggio nello Shikoku misura oltre 1200 km ed attraversa l’intero territorio dell’isola: è dunque un percorso estremamente lungo, che richiede da 40 a 60 giorni per essere percorso a piedi nella sua interezza, calcolando di percorrere circa 25 km al giorno. Poichè non esiste una regola sul numero minimo di templi da raggiungere si può anche percorrere per una parte, a seconda dei giorni che si hanno a disposizione.
Si può anche decidere di percorrere le tratte con mezzi alternativi: non è raro incontrare pellegrini che si muovono con mezzi pubblici , in auto o anche in bicicletta.
La parte del percorso che mette a dura prova i pellegrini a piedi è la provincia di Kochi, sia per una ragione climatica che per il fatto che esistono pochissimi centri abitati: la natura è predominante e può essere difficile per chi intraprende il pellegrinaggio mantenere la tranquillità mentale necessaria per affrontare il percorso, essendo luoghi molto isolati.
Qual è il periodo migliore?
Il periodo migliore per intraprendere il Cammino dello Shikoku è senza dubbio la primavera, soprattutto all'inizio: i ciliegi iniziano a fiorire regalando sfumature incredibili di colori tra il bianco e il rosa, le temperature salgono e le giornate si allungano. Le risaie sono rigogliose ed il cielo è generalmente terso, ma le zone più alte sulle montagne possono avere ancora la neve.
Periodo decisamente sconsigliato invece è la fine della primavera, verso il mese di maggio, che porta abbondanti piogge. Umidità e caldo afoso caratterizzano l’estate anche nello Shikoku, rendendo estremamente faticoso il cammino, e anche i tifoni che si abbattono sul Giappone generalmente nel mese di settembre impediscono di affrontare il percorso.
Una stagione sicuramente consigliata è l’autunno, sia per le temperature più miti che per lo straordinario spettacolo del foliage: nello Shikoku è infatti diffusissimo l’acero, pertanto i templi nella veste autunnale sono circondati da colori incredibili, dal giallo all’arancio, dal rosso al marrone.
Preparazione al pellegrinaggio di Shikoku ed equipaggiamento
Il Cammino dello Shikoku viene spesso affrontato con i tradizionali abiti bianchi: si tratta però naturalmente di una scelta personale. L’equipaggiamento, come in tutti i cammini, deve essere studiato nei minimi dettagli, per ottimizzare lo zaino: essendo un percorso estremamente lungo, in zone anche climaticamente differenti tra loro, occorre prestare moltissima attenzione all'equipaggiamento.
Il cammino è un'esperienza straordinaria, ma non va sottovalutato, soprattutto per la distanza da percorrere, decisamente importante. Occorre poi equipaggiarsi in modo adeguato per le condizioni meteorologiche, che non sempre sono ideali: bisogna prepararsi a camminare con costanza e con qualunque condizione climatica.
Come organizzare il viaggio e dove alloggiare?
La cittadina più vicina all’inizio del cammino dello Shikoku è la città di Tokushima, a circa un’ora di volo da Tokyo: qui si trovano il tempio 1 e il tempio 88. In città si trovano numerose possibilità di alloggio, sia di hotel tradizionali che di ostelli che offrono anche servizi per i pellegrini, come deposito bagagli. In città si trovano anche dei negozi dedicati ai pellegrini, dove trovare tutto l’occorrente.
Lungo il percorso si trovano numerose locande economiche, che offrono alloggio e anche i pasti; si possono poi incontrare le Henro house, a conduzione familiare, che sono spesso gratuite per i pellegrini. Altri piccoli alberghi economici e semplici sono gli tsuyado: un tempo erano le sole possibilità di alloggio, ma oggi si è sviluppata una rete di accoglienza decisamente migliore.
Alcuni templi offrono foresterie che danno ospitalità ai pellegrini: le camere sono simili a quelle dei ryokan tradizionali, estremamente essenziali, con tatami su cui si adagiano i tradizionali futon e bagni in condivisione con altri ospiti. Spesso hanno anche un bagno termale, diviso per le donne e gli uomini. Un Giappone autentico tutto da scoprire!
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